Cancellare notizie da internet, alcuni provvedimenti del Garante

Cancellare notizie da internet, alcuni provvedimenti del Garante

Aprile 28, 2023 Off Di Kurt Jacobs

Il 13 maggio 2021, dopo aver ricevuto il reclamo in data 22 settembre 2020, il Garante della Privacy si era espresso su un nuovo caso, che ha coinvolto di nuovo la società Google LLC e che ha visto come protagonista un utente condannato agli arresti domiciliari, ma poi revocati. Secondo quanto si può leggere nel sito ufficiale del Garante della Privacy, l’utente, rappresentato e difeso dal suo avvocato (di cui non si conoscono le generalità), ha chiesto al gigante del web di rimuovere, dai suoi risultati di ricerca, alcune URL relative a una vicenda giudiziaria che lo ha visto implicato insieme ad altre persone. L’interessato, inizialmente coinvolto nel caso e condannato in via preventiva agli arresti domiciliari, è stato poi prosciolto e il suo provvedimento ritirato. Per questo motivo voleva cancellare notizie da internet.

Cos’ha contestato l’utente a Google LLC?

L’individuo, in particolare, ha contestato a Google LLC la disponibilità di articoli che, attualmente, non riportano più informazioni aggiornate e veritiere. Ha inoltre dichiarato che, a seguito della sua condanna, si è comunque dimesso dal ruolo che ricopriva all’interno della società per cui lavorava ai tempi dei fatti. Ci ha anche tenuto a precisare che, questo per quanto riguarda gli articoli in questione, le informazioni al loro interno sono inesatte, visto che lui non è stato rinviato a giudizio per contraffazione di monete false e, anzi, alla fine è stato scagionato da tutte le accuse.

La decisione del Garante in merito al caso

Per il Garante della Privacy questo si è trattato di uno dei casi più complicati che abbia mai trattato nel corso del 2021, in quanto, a dispetto delle dichiarazioni fornite, la condanna dell’utente risultava ancora pendente. Tuttavia, considerato che si era già dimesso dalla società e che, in parte, aveva già scontato parte del suo debito con la giustizia, il Garante ha ordinato a Google LLC di ordinare i suoi risultati della query, in modo che le URL risultassero disposte sulla base della cronologia delle pubblicazioni, dalla meno recente fino a quella più attuale.

Il Garante, per l’attuazione di questo suo provvedimento, ha dato trenta giorni di tempo alla società, chiedendole anche di comunicargli, in modo tempestivo, quali iniziative abbia intrapreso per soddisfare le richieste dell’utente e chiudere il caso.

In caso di mancato riscontro, Google LLC sarà obbligata a pagare una sanzione amministrativa, come prescritto dall’articolo 166 del Codice vigente in materia di protezione dei dati personali. Continua a leggere: Eliminare notizie da Google, un altro provvedimento del Garante della Privacy. Il 2021 l’anno più movimentato per il diritto all’oblio su Google?

Il 2020, così come il 2021, era stato l’anno più impegnativo per il Garante della Privacy, in quanto, sull’arco di pochi mesi, si è ritrovato a dover evadere numerosi reclami, che sono stati inoltrati da utenti che si sono appellati alla nuova legge europea in materia di protezione dei dati personali, varata nel 2014. Il provvedimento del 12 novembre 2020, che ha visto ancora coinvolta la società Google LLC, si è rivelato però molto interessante, in quanto ha trattato un caso molto classico e diffuso, ovvero quello delle persone che, dopo aver ricevuto una condanna, sono state riabilitate, oppure hanno scontato la loro pena, e stanno cercando di ricostruirsi una reputazione. Il caso ha riguardato un utente che, nel gennaio del 2013, ha ricevuto la riabilitazione rispetto alla condanna per il reato di falso ideologico inflittagli nel novembre del 1989.

Quando Google non rimuove delle URL risalenti a più di trent’anni fa

L’utente, da quello che sappiamo, nel 2019 ha richiesto e ottenuto da Google LLC la rimozione di diverse URL riportanti la notizia del falso ideologico relativo alla regolarità del suo percorso di laurea. L’azienda, peraltro, ha accettato di bloccare soltanto alcune URL europee e di fare in modo che non si posizionassero in alto nei risultati di ricerca, ma di non procedere contro le URL diffuse a livello internazionali, in quanto sussisteva un interesse pubblico, visto che il soggetto è un uomo d’affari e un noto professionista.

Il reclamante, non soddisfatto di questa decisione, anche perché molti dei fatti raccontati nelle URL risultavano non veritieri, ha deciso, in ultima ratio, di appellarsi al Garante della Privacy, per vedere se avesse o meno diritto a far cancellare notizie da internet.

Il provvedimento del Garante della Privacy per il caso del 1989

Il Garante della Privacy, ricevuto il reclamo dell’utente e dichiaratolo fondato, ha chiesto a Google LLC di rimuovere, al più tardi entro venti giorni dalla ricezione del provvedimento, tutte le URL identificate con i numeri 44,46,47,48,51, 52, 54, 56, 57, 59, 65, 71, 76, 77, 78, 81, 83, 84, 86, 87 e 94. Questo perché le suddette URL, come rilevato dal Garante della Privacy durante la sua seduta, non soddisfano i requisiti di completezza e di veridicità, dato che sono collegati ad articoli o a commenti che richiamano una vicenda giudiziaria per la quale l’utente non solo ha scontato la pena imposta in sede di condanna, ma non è più corrispondente alla situazione attuale.

Il soggetto infatti, come abbiamo visto, ha ricevuto la riabilitazione nel 2013, quindi non sussiste più la ragione per cui questi link siano visibili.